È l’antica Histonium, secondo la leggenda fondata da Diomede, di cui si hanno tracce sin dal IX secolo a. c., mentre è certo che dal V secolo a.c. i Frentani vi si installarono stabilmente, potenziando l’approdo di Punta Penna. Fu poi conquistata dai Romani, ed elevata al rango di municipium.
Ebbe per vari secoli una notevole importanza e sviluppo urbanistico, di cui si trovano le vestigia nella sezione archeologica del Museo civico, arricchita con i reperti raccolti e studiati da un Gabinetto archeologico, istituito fin dal secolo scorso.
Alleata di Mario durante la guerra civile repubblicana, subì la vendetta di Silla, che ne rase al suolo le fortificazioni, ma alla morte di questo tornò rapidamente in auge, riacquistando la cittadinanza romana. Il periodo di sviluppo, alimentato dalla posizione strategica del suo porto nella rete commerciale dell’Adriatico, si trasformò in lenta decadenza nel tardo impero, e nei “secoli bui” fu continuamente esposta alle dominazioni e ai saccheggi, dapprima del Longobardi, poi dei Franchi di Pipino il Breve, guidati dal guastaldo, “Guasto” (wast, secondo la pronuncia teutonica) Aymone di Dordona, che la fece radere al suolo, e poi, avendone ottenuto il dominio vassallatico (guastaldato) la ricostruì e vi regnò a lungo, così che la città ne acquisì anche il nome.
Fino alla fine del XIV secolo la città fu continuamente sottoposta a invasioni e saccheggi di pirati saraceni (terribile l’incursione di Pialy Pascia nel 1566) e di Ungari, ma anche di crociati e veneziani, fino a quando, intorno alla metà del quattrocento, Vasto fu dei Caldora e poi nel 1497, fu ripresa dai marchesi d’Avalos, che con alterne vicende dominarono su tutta la costa abruzzese e valorizzarono la città con palazzi e conventi.
Nel secolo XIX vi nacque Filippo Palizzi, le cui stupende tele fanno del Museo Civico di Vasto uno dei più importanti della regione.
La natura, l’arte, la cultura
Incastonata nello scenario naturale della costa, spesso a picco sul mare, la città lascia intuire i segni della sua storia, specie quando muovendosi nel centro storico, che a tratti si affaccia sul mare e offre ripide vedute di scogliere e di onde, si cercano i resti dei torrioni e del castello quattrocentesco, per giungere al bellissimo palazzo marchesale (mostre lapidee di porte e finestre, e una deliziosa bifora gotica, un vero merletto di pietra lavorata).
Il palazzo fu prima dei Caldora e poi dei d’Avalos; vi ha sede il Museo civico (all’interno un camerino con decorazioni a stucco e affreschi cinquecenteschi, bellissime cornici di marmo delle porte, maioliche ottocentesche nei saloni). Di assoluto interesse, nelle Terme romane, il “Nettuno con tridente".
L’urbanistica e la storia religiosa sono degnamente rappresentate dalla cattedrale di S. Giuseppe (portale del duecento, bella statua ottocentesca del Santo, trittico di Michele Greco da Lavelona del XVI secolo), e dalle chiese di S. Pietro (ricco portale ogivale), S. Maria Maggiore (poderoso campanile trecentesco, dipinti della scuola di Caravaggio e di quella di Paolo Veronese; alle spalle, la casa natale del patriota-poeta Gabriele Rossetti), di S. Antonio (decorazione barocca a stucco) di S. Francesco di Paola (dipinti di N.M. Rossi e di F. Andreola), di S. Maria del Carmine (opera del napoletano M. Gioffredo); notevoli le tele di F. Fischetti, sugli altari e, fuori dell’abitato, S. Onofrio (arredi lignei barocchi e un bellissimo dipinto seicentesco di scuola veneta).
A poca distanza da Vasto la costa abruzzese si esibisce in una delle sue più belle scenografie, una spiaggia incantata di pietre levigate e acque trasparenti, appoggiata alla roccia del promontorio di Punta d'Erce, compreso nella omonima riserva naturale, di grande interesse botanico e geologico, che offre tra l’altro uno stupendo terreno per il bird-watching.
Inserita nella strada del vino “Tratturo del Re”, di cui costituisce la tappa conclusiva, Vasto offre un eccellente saggio di tradizione culinaria, in cui confluiscono le cento culture della sua storia e il profumo del mare (mitico, è il brodetto alla vastese, in cui, a differenza dell’antagonista omonimo piatto pescarese, tutti gli ingredienti vengono cotti per lo stesso tempo in un tegame di coccio).
Fra le tradizioni artigiane va ricordata quella del ferro battuto e dei metalli sbalzati.
Fonte: Regione Abruzzo Servizio Sviluppo del Turismo